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Immagine del redattore Paola Annita Pagliari

Adesso basta!



E' da metà febbraio che mia figlia è confinata fuori regione e non può tornare a casa. Noi è dal 5 di maggio che non la vediamo e la cosa si prospetta ancora lunga.

Mi chiedo che cosa abbiamo fatto di male per dover subire queste privazioni.

Chi ci risarcirà del tempo perso insieme? Per cosa poi?

Per timore del famigerato "contagio"? Va bene, allora facciamo così: chi ha paura di ammalarsi, sta chiuso in casa; chi preferisce correre il rischio, ma vivere, esca. Con le dovute precauzioni, ovvio, ma esca. Lavori, veda gente, viva, insomma.

Basta, non si può più stare in questa non-vita sospesa per timore di chissà che.

Da che mondo e mondo ci si ammala e, purtroppo, anche si muore. E allora che facciamo? In attesa e nel timore di ciò, ci alleniamo a non vivere?

Eh no, non ci sto!

Ho cose da fare, affetti da coltivare, affari da portare avanti. Fanculo il virus. E se me lo becca, pazienza, ma almeno avrò vissuto.

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