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Immagine del redattore Paola Annita Pagliari

Dragomir Ungureanu



Dragomir Ungureanu, a cui si deve questa stringente argomentazione che va ben oltre il suo significato letterale, è un filosofo-antropologo-teologo rumeno, che in filosofia praticò tutti gli “-ismi” praticabili (che non sono pochi, dall’assolutismo assoluto al relativismo relativo, dall’assolutismo relativo al relativismo assoluto) e in teologia professò tutte le professioni professabili (dal politeismo al monoteismo e infine all’ateismo e oltre, al teismo negativo, ai limiti dell’eresia).

E’ anche un poliedrico eco-socio-etno-psico-fisio-pedagogista, brillante pensatore e ripensatore, a cui si deve la famosa teoria della trans-disciplinarità “indisciplinata” (cioè, senza discipline). Come antropologo, preferiva dedicarsi allo studio della donna piuttosto che dell’uomo, ma pare che non abbia avuto molto successo e alla fine abbia ripiegato su obiettivi alternativi.

Visse nel XVII secolo nello sperduto villaggio di Padurea spenzulatilor (in parole povere, “Foresta degli impiccati”) nelle foreste della Trans-silvania, che non compare nemmeno nelle mappe satellitari più evolute. Fu autore di numerose pregevoli opere in ciascuno dei campi esoterici del sapere di cui si occupò, opere purtroppo andate perdute nelle lotte intestine che devastarono la regione in quei tempi tribolati.

Nel tempo libero, badava agli animali della sua fattoria. A lui si fa risalire l’idea innovativa di tenere i cani con le zampe legate, per evitare che si grattino dove non sentono prurito. Ma i cani che allevava nella sua fattoria dopo un po’ di tempo morivano tutti.

Nel tempo libero dal tempo libero, si impegnava come maestro nella scuola del villaggio e nel suo operare pedagogico si ispirava a questo principio:

- “se i muli non hanno sete, non vogliono proprio bere” ...

… ma anche i muli che allevava nella sua fattoria e che teneva assetati per indurli a bere, dopo un po’ di tempo morivano tutti di sete. Una vera ecatombe.

Trasferito nel campo dell’istruzione, questo principio suona così:

- “se gli scolari non hanno voglia di imparare, non imparano proprio niente.

E’ inutile cercare di insegnare qualunque cosa”.

Non si sa se qualcuno dei suoi scolari sia intellettualmente sopravvissuto ai suoi metodi e abbia mai imparato qualche cosa in qualche modo. Le cronache dell’epoca non ci forniscono notizie in merito.

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