Fausto Angelo Antonio Dardanelli era un giovane che amava la vita. Calabrese, classe 1982, carabiniere per vocazione, con una solida famiglia d’origine alle spalle, amatissimo figlio di Maria Angela e Giuseppe, dopo aver completato gli studi sceglie con piena convinzione e consapevolezza di intraprendere la carriera militare e, poi, di entrare nell’Arma dei Carabinieri.
Pieno di interessi e capacità, consegue il diploma di esecutore BLA-D e ottiene, durante gli anni di servizio, la specializzazione in armi batteriologiche e chimiche e metal detector; di bella presenza fisica, svolge incarichi di prestigio. Presta anche servizio in Lombardia, precisamente a Giussano, dove lascia un ottimo ricordo; si avvicina poi a casa, alla sua Calabria, infatti è Appuntato in servizio permanente presso la Caserma di Bagaladi.
I rapporti con superiori e colleghi sono sereni; alcuni di essi frequentano abitualmente la casa di famiglia.
E’ stimato ed apprezzato anche dalle persone che lo conoscono nell’esercizio delle sue funzioni; è una persona umana, corretta, comprensiva.
Ama andare a pesca con il padre, si confida con la mamma, va d’accordo con i fratelli, ama gli animali e la natura. Segue il calcio, in modo particolare le squadre straniere e frequenta la palestra abbastanza regolarmente.
Eppure questo bel ragazzo, in un assolato pomeriggio del 22 luglio 2016, dopo aver confermato al papà l’appuntamento per le 16.00 per andare a pescare insieme, decide alle ore 18.30 (questo è l’orario indicato nel referto, ma certamente non quello reale della morte) di togliersi la vita, nella sua auto personale, indossando la divisa, per la quale aveva una cura assoluta, con la cintura di sicurezza diligentemente allacciata (cosa che spesso non faceva!), il motore acceso, la musica ad alto volume (che non era sua consuetudine) e l’aria condizionata in funzione.
Si dice subito, con una frettolosità che già abbiamo visto in altre vicende (Vedi per il Caporale Tony Drago), suicidio per motivi sentimentali. Ed, in effetti, Fausto usciva da una relazione piuttosto burrascosa, ma soprattutto dispendiosa, con una ragazza di Oppido Mamertina che, dopo averlo ben ben spremuto come un limone, facendogli sottoscrivere diversi finanziamenti, decide di piantarlo nel mese di maggio, allorquando lui comincia a protestare per il continuo salasso. Fausto, come è normale, rimane male comunque per la fine del loro rapporto, e soprattutto, giustamente, inizia a chiedere alla ex e a suo padre di rientrare del denaro ricevuto in prestito.
A chi esamina sommariamente la scena le cose appaiono immediatamente chiarissime oltre ogni dubbio, al punto da non ritenere nemmeno necessaria l’autopsia.
COSA SAPPIAMO DI QUEL GIORNO
Fausto si alza presto, ha il turno al mattino. E’ il padre a preparare la colazione, poiché la mamma ancora riposa. Scherzano sul fatto che forse il tè che gli ha fatto il padre non è buono come quello preparato da lei.
Si veste con scrupolo e va in caserma. E’ di piantone fino alle 15.00. Alle 16.00 si deve trovare col papà per andare insieme a pescare. E’ del suo solito umore. Fausto è una persona solare, che regala allegria, sempre col sorriso.
Da questo momento iniziano le stranezze.
Alle ore 18.20 del 22.07.2016 giunge la telefonata di una donna al Comando della Compagnia Carabinieri di Melito di Porto Salvo che riferiva della presenza “di una persona verosimilmente attinta da un colpo d’arma da fuoco, all’interno di un’autovettura”. Come faceva questa persona a trarre quelle conclusioni, presumibilmente da lontano e da profana?
I militari si recano sul posto alle ore 19.00, su richiesta del Comando della Compagnia Carabinieri di Melito di Porto Salvo.
Come viene giustificata l’esplosione di due colpi, fatto piuttosto strano in un suicidio? Così: “il graduato ha prima esploso un colpo che non l’ha attinto (magari per paura o indecisione ha all’ultimo istante spostato l’arma) per poi sparare il colpo finale, oppure il secondo colpo potrebbe essere partito, dopo quello letale, quale conseguenza di un movimento di riflesso dell’arto”, come si legge nella richiesta d’archiviazione. Spiegazione abbastanza paradossale che, comunque, andava verificata accuratamente.
E del foro sopra al parabrezza che si dice? “Verosimilmente causato dall’ogiva in uscita”. Verosimilmente…
Secondo la famiglia, inoltre, le portiere dell’auto di Fausto si chiudevano automaticamente dopo un po’, ma non sappiamo se poi lui magari le sbloccava. E’ comunque una circostanza che andava chiarita.
Nel verbale redatto dalla 5° Sezione Rilievi Tecnici del Reparto Operativo Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria si legge subito che gli operanti si erano recati in località Jelasi “ove si era verificato il suicidio” di Dardanelli.
Suicidio dato praticamente per scontato.
Un’altra cosa strana emerge dall’:
Nel certificato necroscopico viene indicato come orario della morte le 18.25 per sospetto suicidio. Inoltre, in un primo momento viene definito “separato”, poi si corregge con: “convive con…” e viene messo il nome della sua precedente compagna, con la quale il rapporto era terminato da tempo.
Viene eseguita l’autopsia? Incredibilmente no!
Secondo la richiesta di archiviazione, i colleghi di Fausto asserivano che “da qualche mese il militare era giù di morale a causa della rottura di una relazione sentimentale che intratteneva da svariati anni con una ragazza residente in Oppido Mamertina”. Inoltre si legge anche che “probabilmente, l’essere venuto a conoscenza di una nuova possibile relazione sentimentale da parte dell’ormai ex fidanzata, potrebbe essere la causa scatenante del gesto”. Ma, in realtà, il collega aveva fatto un’affermazione diversa, sostenendo che Fausto, a questa notizia, aveva reagito in modo assolutamente tranquillo. Anche il Comandante testimonia in modo ben diverso.
LE INCONGRUENZE SOTTOLINEATE DALL’ AVVOCATO
La donna che diede l’allarme riferì anche che “nel primo pomeriggio, intorno alle ore 14,50 usciva di casa” e “incrociava un’autovettura con a bordo un carabiniere che sapeva facesse servizio a Bagaladi”. Questo è strano, poiché il carabiniere avrebbe dovuto terminare il servizio alle 15.00. Cosa lo porta fuori dalla caserma prima dell’orario di fine turno? Un’ emergenza di servizio, oppure un problema personale? Non è dato sapere, poiché nulla si sa circa la giornata lavorativa di quel 22 luglio della caserma.
“Tornando a casa dopo circa 10 minuti la donna notava nella campagna un’autovettura xxxxx con il motore acceso e della musica ad alto volume, ma proseguiva verso la propria abitazione. Alle successive ore 17.50 notava nuovamente” l’auto ferma sempre nelle medesime condizioni, motore acceso, musica ad alto volume. Di ritorno alle 18.05 “notando che il veicolo si trovava ancora fermo lì, rallentava e notava che il finestrino lato guida presentava un foro ed immediatamente dopo vedeva il corpo di un uomo con la testa abbassata e immobile”.
Una scena davvero singolare: io alla guida passo, lentamente, d’accordo, e riesco a vedere tutto quello che descrive? Persino la posizione dell’uomo all’ interno? Francamente pare abbastanza improbabile.
Neanche una settimana dopo il tragico evento, viene richiesta l’archiviazione alla quale, ovviamente, i familiari si oppongono per diversi motivi, così sintetizzati dal loro legale dell’epoca:
- non sono stati escussi i genitori, quali soggetti in gradi ricostruire in maniera precisa e puntuale gli eventi che hanno caratterizzato l’ultimo periodo di vita di Fausto e neanche la moglie, sia pure legalmente separata, del giovane;
- appare singolare che siano stati prontamente escussi invece l’ex fidanzata ed il padre di lei.
In particolare emerge un dato singolarmente inquietante: i genitori dichiarano di aver appreso della morte del figlio in tarda serata , intorno alle ore 21,30 a seguito di una visita presso la loro abitazione da parte del militari dell’Arma e del cappellano.
Stranamente il Sig. xxxxx, presentandosi spontaneamente presso il comando CC di Oppido Mamertina ( una forma di exusatio non petita?) dichiara di aver appreso attraverso una drammatica telefonata da parte dei genitori di Fausto nel tardo pomeriggio del 22 luglio che lo stesso si era tolto la vita. Circostanza che non corrisponde assolutamente a verità, poiché la famiglia di Fausto a quell’ ora ancora non era stata avvisata. Forse la famiglia della ex aveva erroneamente presupposto che a tale ora sarebbero stati già certamente informati di quanto avvenuto?
Quella messa in atto prima e successivamente dai familiari della ex, sembra tutta una sceneggiata, preordinata ai tragici fatti che dovranno seguire.
Inoltre sarebbe stato opportuno investigare su quanto poteva essere accaduto nella settimana antecedente alla morte di Fausto, dal momento che era stato rinvenuto uno scontrino fiscale per l’acquisto di fiori presso un esercizio commerciale di Gioia tauro, per la somma di € 87,00 in data 16.7.2016.
L’acquisto avveniva in corrispondenza di un incontro del giovane con la ex fidanzata, finalizzato, quantomeno secondo le speranze di Fausto, ad una riconciliazione.
Stranamente, quella stessa sera, Fausto si presentò presso il pronto soccorso dell’ospedale di Gioia Tauro alle ore 21.26 in evidente stato di agitazione, tanto da essere dimesso circa un’ora e mezza più tardi. (22.49). Quanto possa essere successo rimane un mistero, visto che tanto la ex che il di lei padre non hanno riferito alcun fatto significativo che possa aver suscitato lo stato ansioso del Dardanelli. Anche questa potrebbe essere una sceneggiata per avvalorare poi la tesi del suicidio?
Sarebbe stato inoltre opportuno escutere anche la psicologa che l’aveva seguito, tre anni prima, su suggerimento della signora Maria Angela, per offrirgli un sostegno qualificato, data la particolare natura del lavoro svolto dal giovane, lavoro particolarmente stressante ed impegnativo anche dal punto di vista emotivo. La professionista avrebbe potuto riferire circa le reali condizioni e del giovane e sulla prevedibilità dell’evento tragico.
LA DIVISA DI FAUSTO
I genitori chiedono insistentemente di poter riavere indietro la divisa estiva indossata da Fausto al momento della morte, ma ciò non è possibile, neanche dopo una richiesta formale presentata circa un anno dopo i fatti. Non è stata posta sotto sequestro, e non si trova presso le pompe funebri, ma è presso i Carabinieri che si sono recati sulla scena non per motivi investigativi. Viene detto che non è più integra, dopo le operazioni di esame autoptico del corpo, esame mai effettuato. Perché non la si vuole restituire ai familiari?
VOLEVA DAVVERO SUICIDARSI?
L’unico dato oggettivo che potrebbe avvalorare l’ipotesi del suicidio è questo documento, ritrovato nella aletta parasole lato guida, di cui la famiglia era totalmente all’ oscuro.
Gli uomini dell’Arma, cosa strana in caso di suicidio, hanno effettuato una perquisizione minuziosa in casa dei familiari di Fausto ed hanno preso vari oggetti del giovane. A che scopo, si domandano i genitori.
I familiari non credono quindi al suicidio, ma non possono neanche escluderlo in modo assoluto, per questo chiedono che il caso non venga archiviato e che vengano svolte delle indagini approfondite e fanno appello alla sensibilità dei vertici dell’Arma che, in ogni caso, ne esce piuttosto male da questa vicenda, sia nel caso del suicidio, poiché non si sarebbe resa conto, attraverso i superiori di Fausto, che il giovane non stava bene e l’hanno lasciato svolgere un lavoro di estrema delicatezza, sia nel caso dell’omicidio, poiché vi è allora un assassino a piede libero.
La vicenda non è ancora chiusa definitivamente e ci auguriamo che, in un senso o nell’altro, possa emergere in tutta chiarezza la verità. Lo Stato lo deve ad un giovane che ha speso la sua vita al servizio del Paese.
Comments