“Il troppo stroppia”, dicevano i nostri saggi nonni. L’abbondanza esagerata, la grande fortuna, la ricchezza smodata possono diventare controproducenti. Ogni eccesso è negativo, l’eccesso guasta tutta la quantità, la deforma, la sciupa o corrompe. La quantità stessa non ne permettesse la gestione, l’utilizzo.
Analogo concetto, a mio avviso, lo ritroviamo nel magnifico monologo di Alessandro Baricco, usato anche nel film di Giuseppe Tornatore "La Leggenda del Pianista sull'Oceano", che voglio riproporvi:
Tutta quella città...non se ne vedeva la fine.....
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
E il rumore
Su quella maledettissima scaletta...era molto bello, tutto...e io ero grande con quel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c’era problema
Col mio cappello blu
Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino ......
Non è quel che vidi che mi fermò
E’ quel che non vidi
Puoi capirlo, fratello?, è quel che non vidi....lo cercai ma non c’era, in tutta quella sterminata città c’era tutto tranne
C’era tutto
Ma non c’era una fine. Quel che vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni e miliardi
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita
Se quella tastiera è infinita non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di
morire
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n’è
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. E’ un viaggio troppo lungo. E’ una donna troppo bella. E’ un profumo troppo forte. E’ una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò.
Lasciatemi tornare indietro.
.......Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.
Devo dire che mai come in questo periodo mi trovo in perfetta sintonia con quanto affermato da Novecento. Voglio acquistare un paio di scarpe, ho già in mente più o meno il modello che voglio, ma nel mio paese non c’è più un negozio di calzature, quindi devo andare per forza al centro commerciale dove c’è un grandissimo negozio. Io vorrei scegliere tra 2,3 modelli, invece ne trovo 20, 30 e perdo un sacco di tempo. Non riesco a decidermi, alla fine mi sembrano poi tutti uguali. Che fare? Provarli tutti? Provarne alcuni, fare una prima cernita in base al prezzo. Chiedo ad una commessa? Peggio che andar di notte. Non mi aiuta per niente. Alla fine sapete cosa faccio? Esco senza acquistare nulla e mi rendo anche conto che, tutto sommato, di quelle scarpe non avevo poi nemmeno tanto bisogno.
Comunque già che sono al centro commerciale, vado al supermercato: mi servono dei pomodori, che sono di stagione. Ne trovo di 5 tipi, di cui solo uno di provenienza italiana. Gli altri tutti esteri. Ovviamente opterei per quelli nostrani, ma ne sono rimasti pochissimi e tutti brutti. Quindi anche da qui esco a mani vuote.
Quindi, davvero tutte queste apparenti possibilità di scelta sono un vantaggio o contribuiscono solo a renderci più insicuri? Cosa dicono gli esperti?
Torno quindi a casa e accendo il televisore. Anche qui: centinaia di canali, ma i programmi davvero validi sono ben pochi. Guardo un telegiornale e mi viene l’angoscia a sentire delle brutture che avvengono in tutto il mondo. Mi sento soffocare e mi prende lo sconforto.
Davvero vorrei poter vedere un limite, un confine per tutto.
Il mare, l’immensità dell’orizzonte sono meravigliosi, ma vorrei sapere esattamente dove arriva il limite delle mie acque territoriali, entro cui posso sentirmi al sicuro, protetta e difesa. Non mi tranquillizza affatto l’immensità sconfinata e senza protezione. Mi mette l’angoscia, un senso di smarrimento.
Nello stesso tempo non amo la montagna, perché mi dà, al contrario, un senso di impotenza, di mancanza di vie di fuga.
Mi piace sapere che c’è altro da me, altri mondi, altri popoli, altre cose, ma devo poter avere la possibilità di scegliere se farne parte oppure no.
Ed ultimamente mi pare che stia diminuendo sempre più tale opportunità, sulla scia della “globalizzazione”.
L’essere umano mi pare pure, ma, ripeto, è solo ed esclusivamente un mio parere personale, diventato sempre più megalomane, incapace di darsi un freno, un limite.
Giusto e sacrosanto cercare di arginare i danni fatti dall’inesorabile scorrere del tempo, ma perché ridursi a delle maschere grottesche?
Giusto e sacrosanto fare sport, ma perché trasformare il corpo in qualcosa che non pare neanche più umano?
Giusto e sacrosanto assecondare una passione, come potrebbe essere quella per i tatuaggi, ma perché ridurre anche il viso a qualcosa di mostruoso?
Non riesco a vederne una giustificazione sana e non comprendo il voler scientemente fare scempio del proprio corpo. Non trovo simili aberrazioni nelle altre specie animali. E’ solo prerogativa dell’uomo.
Infinite possibilità di svago e di divertimento, ma mi viene solo in mente l’asino di Buridano (« Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d'acqua, ma non c'è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall'altra. Perciò, resta fermo e muore») e la gente, giovane e vecchia, muore sempre più sola.
L'apologo narra come un asino posto tra due cumuli di fieno perfettamente identici e alla stessa distanza, non sappia scegliere se iniziare a mangiare o a bere, morendo di fame e sete nell'incertezza.
Secondo Buridano l'intelletto è sempre in grado di indicare all'uomo quale sia la scelta giusta tra le varie diverse alternative tanto che se, per assurdo, la scelta fosse costituita da due elementi identici la volontà si paralizzerebbe a meno che non si scegliesse di non scegliere. E talvolta l’identicità si nasconde anche dietro l’apparenza della diversità.
Vedo tutto troppo negativamente, perché sono solo stanca ed ho bisogno di ferie? Può essere. Sappiamo gestire tutto questo “potere” che ci è stato dato? Per quanto mi riguarda, comincio a dubitarne.
Va bene, andrò a fare una bella colazione al bar, per tenermi su. Un bel cappuccio con cornetto.
Oddio:
1 Un cappuccino chiaro. Quando il caffè è poco.
2 Un cappuccino scuro. Quando il caffè è tanto
3 Un cappuccino al vetro. Vi sembra un incubo? Pensate un attimo al povero barista.
4 Un cappuccino decaffeinato. Cosa lo prendi a fare?
5 Un cappuccino con il latte scremato. Per stare a dieta.
6 Un cappuccino secco. Sentito oggi: vuol dire un cappuccino con sola schiuma.
7 Un cappuccino con caffè caldo e latte freddo. Siamo nel regno degli sciogli-lingua.
8 Un cappuccino con cacao.
Cornetto:
vuoto, con crema, con nutella, con marmellata, con granella, senza granella, integrale, vegana….
Basta, mi è passata la fame….
Buone ferie a tutti!
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