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Immagine del redattore Paola Annita Pagliari

IL VIRUS DEI VECCHIETTI



Lo scorso anno di questo stesso periodo mia mamma, 82 anni, da tanto tempo con molte gravi patologie invalidanti, iniziava a stare peggio. Vedova dal 2015, non abitando vicino a me e non volendo trasferirsi, era assistita da una bravissima badante. Da subito, iniziati i primi andirivieni dall’ospedale, aveva manifestato il fermo convincimento di non voler più essere ricoverata, né tanto meno di andare in casa di riposo. Essendo perfettamente lucida ed in grado di intendere e volere, i suoi desideri venivano rispettati.

Al contrario il suo medico curante da circa 30 anni (quindi avrebbe dovuto ben conoscere lei, ma anche tutta la sua famiglia!), insisteva pesantemente per farla andare in una struttura, anche minacciando il ricorso ai carabinieri e fissando d’autorità un colloquio con l’assistente sociale del Comune, egli stesso, mia mamma ed io, sostenendo che in casa non era adeguatamente assistita. Colloquio che entrambe rifiutammo, chiedendo invece l’attivazione delle cure palliative. Il medico, però, con vari stratagemmi, temporeggiò la preparazione delle carte necessarie, provocando in tutti noi una profonda rabbia. Questo accadeva di giovedì. Il lunedì successivo, d’accordo con mia mamma, mi sarei recata a cambiare il medico. Purtroppo, repentinamente, le condizioni di mia mamma si sono aggravate e lo stesso sabato è deceduta.

Nei vari avanti-indietro dall’ospedale aveva preso anche una polmonite. Ovviamente il famigerato Covid19 era ancora da nominare.

In tutta quella situazione mi venne il dubbio che ci fosse un perverso meccanismo che toglieva forzatamente gli anziani, anche adeguatamente assistiti, per cacciarli in strutture dalla dubbia reputazione, anche contro la volontà degli stessi pazienti.

Le medesime strutture che in questi giorni di Covid sono nell’occhio del ciclone.

Mi viene il dubbio che sia successo questo: ricoveri/residenze per anziani messe su in tutta fretta, con personale sottopagato, scarsamente preparato e per nulla motivato, riempite sino all’inverosimile, dove i pazienti vengono tenuti perennemente sotto sedazione, mal accuditi e abbandonati a loro stessi, se appena appena manifestano anche solo un raffreddore o un colpo di tosse. Scatta subito la fobia del “virus dei vecchietti” contro il quale non si può nulla. Basta lasciarli al loro destino.

E’ quindi abbastanza ovvio che, se lasciati senza cure, né assistenza, anche un raffreddore uccide.

E, per coprire questa incuria, non c’è nulla di meglio che dargli un nome convenzionale: Covid. Il tappeto sotto il quale nascondere tutta la polvere di gestioni scandalose.

E lo stesso dicasi per molti ospedali.

Nel mese di febbraio di quest’anno ho avuto mia suocera 90enne ricoverata in ospedale, per un generale scadimento delle condizioni, forse dovuto a sbalzi di temperatura e a pressione bassa.

Dopo un paio di giorni le sue condizioni erano notevolmente peggiorate: era perennemente mezza addormentata, poco lucida e incapace di alzarsi autonomamente.

In quei giorni iniziava a serpeggiare la questione Covid, quindi venne rapidamente dimessa, su sua richiesta, anche se totalmente allettata. Noi familiari provvedemmo ad affiancarle un’ottima badante e nel giro di neanche una settimana, nella propria casa, è rifiorita.

Come già quando andavo a trovare mia mamma, notavo che i pazienti anziani venivano tenuti sotto perenne sedazione e non erano particolarmente seguiti. Cosa di cui, infatti, sia mia mamma che mia suocera si erano ampiamente lamentate.

Quindi mi viene il dubbio che ci sia un ben preciso piano per portare gli anziani fuori dalle loro case, anche se contro la loro volontà, verso ospedali o strutture da dove, però, non usciranno più. Anzi, dove spesso muoiono in poco tempo.

Quest’anno a tutto ciò è stato dato un nome ben preciso: Covid 19, ma francamente lo chiamerei diversamente: business.




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