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Immagine del redattore Paola Annita Pagliari

Un'altra banale giornata

Nuovi casi per Colomba Tumsitz e Daniele Baddelvi, i due giornalisti radiofonici di Radio San Ribano, nel grossetano. Un misterioso incidente d'auto, una famiglia distrutta. Una bimba uccisa in un campo, la mamma suicida. Un uomo ed una donna trovati morti in casa di lui.


Una bambina scomparsa, due giovani sorelle ed un uomo in comune, una moglie fragile ed un nuovo caso per Colomba Tumsitz e Daniele Baddelvi, dalle frequenze radiofoniche di Radio San Ribano. Il tutto mentre il bollettino meteo non promette nulla di buono.


«Daniele, Daniele, tu non puoi immaginare cos’è successo questa mattina in palestra!».

Colomba Tumsitz, 43enne giornalista rampante di cronaca nera fece di corsa la scala a chiocciola che portava nel piccolo studio circolare della neo nata Radio San Ribano ed entrò a passo di carica, ma in uno stato veramente pietoso.

«Mmmh… vediamo se indovino, si sono guastate le docce? Ma ti sei vista in che stato sei? Ripiglia fiato ragazza».

Daniele Baddelvi, giornalista con dieci anni meno di Colomba, come lei ricordava al collega, tutte le volte che ne aveva occasione, da quel loro primo incontro a Radio Cream.

Durante una riunione di presentazione dello staff, Daniele si era annunciato dopo Colomba dicendo: «Sono Daniele e ho dieci anni meno di lei..», riferendosi alla donna.

Questa frase passò, come si suol dire, alla storia e rimase nel “lessico familiare” dei due.

Le loro storie professionali proseguirono sulla stessa lunghezza d’onda anche al termine dell’esperienza a Radio Cream.

Daniele l’aveva abbandonata per attuare un progetto per troppo tempo tenuto in un cassetto: aveva dato nuova vita al vecchio Faro.

Era quindi diventato creatore ed anima di quella radio locale con sede appunto nel Faro di Capo Selva a sud di San Ribano, un tempo rinomata per le Terme.




L’uomo si toccò la fronte: la mano gli si tinse di rosso sangue. Il suo sangue gli aveva reso il viso una maschera. Da un occhio, ora, gli era persino difficile vedere. Il sudore gli correva lungo il corpo, quasi avesse spinto lui stesso quell’auto giù dalla carreggiata. Una spalla gli doleva in modo lancinante, come trafitta da più pugnali spinti in profondità nelle sue carni.

Ora non era più un tranquillo padre di famiglia, un gran lavoratore.

Era un animale impaurito, incapace di pensare con gli occhi della ragione.




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