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Buon giorno, Perpetua: io speravo che oggi si sarebbe stati allegri insieme.
Ma! quel che Dio vuole, il mio povero Renzo.
Fatemi un piacere: quel benedett’uomo del signor curato m’ha impastocchiate certe ragioni che non ho potuto ben capire: spiegatemi voi meglio perché non può o non vuole maritarci oggi.
Oh! vi par egli ch’io sappia i segreti del mio padrone?
“Oh! vi par egli ch’io sappia i segreti del mio padrone?” L’ho detto io, che c’era mistero sotto...Segreti!
Oh Renzo non tenerci sulle spine, facci sapere!
Vedi che avevo ragione?
via, Perpetua, siamo amici... ditemi quel che sapete, aiutate un povero figliuolo...
Mala cosa nascer povero, il mio caro Renzo.
È vero, è vero, ma tocca ai preti a trattar male co’ poveri?
Sentite, Renzo; io non posso dir niente, perché… non so niente; ma quello che vi posso assicurare è che il mio padrone non vuol far torto, né a voi né a nessuno; e lui non ci ha colpa.
Chi è dunque che ci ha colpa?
Quando vi dico che non so niente… In difesa del mio padrone, posso parlare; perché mi fa male sentire che gli si dia carico di voler far dispiacere a qualcheduno. Pover’uomo! se pecca, è per troppa bontà. C’è bene a questo mondo de’ birboni, de’ prepotenti, degli uomini senza timor di Dio…
“Prepotenti! birboni! questi non sono i superiori”.
Ahhh no di sicuro!
Ah! voi vorreste farmi parlare; e io non posso parlare, perché… non so niente: quando non so niente, è come se avessi giurato di tacere. Potreste darmi la corda, che non mi cavereste nulla di bocca. Addio; è tempo perduto per tutt’e due -.
Ho salutato Perpetua, ma ora torno indietro pian piano, per non farla accorgere del cammino che prendo; ma, quando sono fuor del tiro dell’orecchio della buona donna, allungo il passo e in un momento sono all’uscio di don Abbondio; entro, vado diviato al salotto dove l’avevo lasciato, ve lo trovo, e corro verso lui...
Grande Renzo, sei un mito.
Oh te racumandi, gira el video!
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